La recente pubblicazione della Caritas sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo obbliga tutti noi ad una riflessione. Tra le religioni serve dialogo. Ovviamente, senza rinunciare ai fondamenti della propria fede. Ma cosa intendiamo per dialogo?
IL DIALOGO SECONDO IL CARD. BIFFI: “GROSSO EQUIVOCO” – Il già arcivescovo di Bologna, deceduto lo scorso 11 giugno, in un intervento a braccio a Bassano del Grappa, l’8 ottobre 1993 in occasione del Premio Cultura Cattolica, espresse un prezioso ragionamento che vale la pena di riportare e sintetizzare. Il dialogo è un «grosso equivoco, si pensa che il dialogo consista nel dare ragione a ogni interlocutore: questa è la negazione del dialogo». Sempre in quell’occasione aggiunse, «la premessa necessaria del dialogo è la propria identità che può essere confrontata con un’altra. Se noi aboliamo ogni identità per scioglierci dentro la mentalità generale non c’è più dialogo». Ancora una volta, dopo la sua riflessione sul progresso, quello del Card. Giacomo Biffi è un insegmento degno di nota. La propria identità, la propria cultura, il proprio credo religioso non devono essere l’ostacolo ma il punto di partenza per il dialogo. Anche quello interreligioso.
Perché allora la categoria del dialogo può diventare un equivoco? La risposta la troviamo in un saggio di Leonardo Rodríguez Duplá. Il docente di Etica e di Filosofia Politica presso l’Università Pontificia di Salamanca afferma: «spesso infatti, si sente dire che “tutte le opinioni, senza eccezioni, sono rispettabili”. Questa frase, non soltanto la sentiamo, ma sembra anche che per molte persone si tratti di un articolo fondamentale del credo democratico. […] In realtà, coloro che pensano in questo modo, dimenticano che l’oggetto principale del rispetto non sono le idee ma le persone. Non manco loro di rispetto se, dopo aver riflettuto, esprimo con pretesa di verità un’opinione che non condividono»[1].
PERCHE’ IL DIALOGO E’ NECESSARIO– Sempre secondo Duplá, «sarebbe insensato […] rinunciare al contatto con altre religioni che, nonostante siano diverse dalla nostra, ci possono aiutare a portare avanti una ricerca condivisa per una vita più piena»[2]. Insomma, se il dialogo viene costruito sulle corrette premesse può diventare fecondo per tutti.
UN DIALOGO DOVEROSO – Il dossier della Caritas ci aiuta a capire perché il dialogo è un dovere che deve essere onorato da tutti. «Una nuova ginnastica intellettuale dovrà essere imparata, ma soprattutto non si dovrà mai accettare la chiusura intellettuale, la violenza dei comportamenti e delle parole e l’ipocrisia del dio denaro, da qualunque parte esse provengano, perche da li partono tutte le persecuzioni»[3]
La religione degli altri non deve essere percepita come una minaccia, non deve diventare il movente di barbare persecuzioni, né tanto meno di attentati alla vita umana. Una cultura del dialogo, nel senso più profondo del termine, è necessaria. «Dialogare con le altre religioni non significa trovare un minimo comune denominatore, rinunciando a parti essenziali della propria fede, ma scoprire ciò che unisce e che ogni religione – e anche la non credenza – può offrire un contributo a una comprensione e a un rispetto reciproco. È un cammino difficile, ma non impossibile, né senza speranza». [4]
Massimo Magliocchetti
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[1] L. R. Duplá, «Libertà e tolleranza», in S.Grygie – S.Kampowski (a cura di), Fede e ragione, libertà e tolleranza, Cantagalli, 2009, p. 96
[2] L. R. Duplá, «Libertà e tolleranza», in S.Grygie – S.Kampowski (a cura di), Fede e ragione, libertà e tolleranza, Cantagalli, 2009, p. 97
[3]Caritas italiana, “Perseguitati, cristiani e minoranze nella morsa tra terrorismo e migrazioni forzate”, 2015, p. 24
[4] G.P. Salvini, Le persecuzioni dei cristiani nel mondo attuale, in La Civiltà Cattolica 2015 I, n. 3953, pag. 475-487
Il discorso integrale del Card. Biffi di cui sopra puoi ascoltarlo cliccando qui.